Cosa fa
Al centro del progetto educativo della scuola dell’infanzia vi sono quindi gli alfabeti del vivere, del pensare, del comunicare, del riflettere insieme, dell’esprimersi e del rappresentare, tramite i diversi linguaggi della cultura. L’intervento educativo della Scuola dell’Infanzia ha per fine lo sviluppo cognitivo e culturale, che non avviene per trasmissione di contenuti, ma per riflessione sulle esperienze concrete del bambino. La Scuola dell’Infanzia è efficace nella misura in cui è in grado di offrire ai bambini che la abitano un contesto educativo di qualità: questo è il principio di fondo che disegna ogni scelta e ogni azione della scuola stessa. Le Indicazioni Nazionali per il Curricolo, Dir 3-8-2007, n 68, D.M: 31-7-2007, ponendosi in continuità con gli Orientamenti della scuola materna del 1991, prospettano una Scuola dell’Infanzia che si ponga la finalità di promuovere lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia, della competenza e della cittadinanza dei bambini, per favorire la formazione integrale della persona.
Sviluppo dell’Identità
Come rafforzamento di atteggiamenti di sicurezza, stima di sé, fiducia nelle proprie capacità, motivazione alla curiosità, nonché apprendimento a vivere positivamente l’affettività, ad esprimere e controllare emozioni e sentimenti, a rendersi sensibili a quelli degli altri.
Sviluppo dell’autonomia
Come sviluppo della capacità di orientarsi e compiere scelte autonome, di interagire con gli altri, di aprirsi alla scoperta, all’interiorizzazione ed al rispetto di valori, di pensare liberamente, di prendere coscienza della realtà ed agire su di essa per modificarla.
Sviluppo delle Competenze
Come sviluppo e/o consolidamento di abilità sensoriali, intellettive, motorie, linguistico/espressive e logiche/critiche, oltre che di capacità culturali e cognitive.
Sviluppo della Cittadinanza
Come sviluppo della capacità di scoprire gli altri, i loro bisogni e la necessità di gestire i contrasti attraverso regole condivise, che si definiscono attraverso le relazioni, il dialogo, l’espressione del pensiero, rispettoso comunicare, del riflettere insieme, dell’esprimersi e del punto di vista dell’altro e del rapporto uomo- ambiente. Un ulteriore elemento di continuità con gli Orientamenti del ’91 è legato alla riconferma dei campi di esperienza; il concetto di campo di esperienza non può essere semplicemente accostato all’idea di disciplina o di materia scolastica, ma come venivano definiti dagli O ‘91“i diversi ambiti del fare e dell’agire del bambino”, in un ottica bruneriana, cioè di ambienti connotati dai segni della cultura (gesti, linguaggi, immagini) in grado di dare strutture e “scaffali” alla mente del bambino, di amplificarla, andando ben oltre il semplice richiamo al “fare per il fare”, alla materialità delle azioni del bambino. Il campo è, per noi insegnanti e per i bambini, non una disciplina in tono minore, ma uno spazio simbolico e operativo che dà forma al pensiero. Ci sono più campi, cioè più modi per capire il mondo. Non in modo separato, ma integrato e unitario: la connessione tra i saperi che ci raccomanda E. Morin comincia a tre anni quando un bambino “ scivola” da un campo all’altro per vedere e capire di più. I campi di esperienza non sono astratti e distaccati dalla realtà. Sono diversi modi di pensare, di affrontare la realtà, di conoscerla, di rielaborarla, di condividerla. Sono modi di trasformare esperienze dirette in cultura consapevole. Le “discipline” sono diffuse nelle situazioni, stanno dentro le esperienze.
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